TERAMO – Dal primo gennaio i 100 lavoratori impiegati e retribuiti attraverso la società in house della Provincia, la Teramo Lavoro, resteranno a casa. E l’Istituto musicale Gaetano Braga non potrà contare più sul contributo di 475mila euro del maggior azionista. Per il momento sono salvi almeno gli stipendi del dipendenti provinciali. E’ la chiusura di anno più drammatica della gestione dell’Ente Provincia di Teramo da quando esiste. Il quasi "de profundis" è toccato farlo al presidente di turno, Valter Catarra, che ha elencato i tantissimi rischi e le pochissime certezze dell’imminente 2013. «Con 6 milioni di euro in bilancio in meno si può fare veramente poco – ha detto il presidente -. I trasferimenti dal Governo ammontavano a 11,2 milioni di euro nel 2010, sono diventati 5,2: dal primo gennaio i cittadini si accorgeranno di come si dovrà stringere la cinghia sui servizi, grazie all’azione di un Governo iniquo e insipido». La traduzione è che la Provincia rivedrà le proprie posizioni giuridiche all’interno delle società partecipate, a cominciare proprio dal Liceo musicale Braga, che fino a oggi riceveva dall’Ente 475mila euro: «Ci sarà un consiglio provinciale in cui studieremo il da farsi ma non solo rispetto al Braga, anche per l’Ente Porto, il Teatro stabile abruzzese, dove la Provincia non ha più fondi per essere tra i principali contributori. Daremo spazio ad altre priorità e ci impegneremo a trovare altre risorse ma al momento la situazione è questa». Teramo Lavoro viene sospesa: la società "in house" al centro di numerose polemiche porterà a compimento le sue partite ma non è escluso che a giugno possa venire liquidata; tra due giorni intanto i 100 lavoratori resteranno a casa, vivendo l’ennesima pagina triste della loro carriera lavorativa: «Decideremo il da farsi soltanto dopo la nuova programmazione regionale ed eventualmente sull’esistenza di un nuovo Fondo sociale europeo – è l’unica garanzia offerta da Catarra -». Meno investimenti sul territorio, manutenzione delle strade in difficoltà, edilizia scolastica a zero: sono gli altri settori su cui la scure del Governo farà sentire i suoi effetti, con una cassa che è a secco: «Abbiamo preparato il decreto ingiuntivo al Governo che è debitore di 12,9 milioni di euro dal 1996 e di 2 milioni della competenza 2012, altri 6 ce li deve la Regione per somme anticipate – ha spiegato Catarra -: e questi soldi entrano possiamo pagare le imprese che rischiano di fallire per i nostri debiti, altimenti anche gli stipendi dei dipendenti non saranno sicuri». Il futuro nero, dunque? Per Catarra «c’è bisogno di riconvertirsi, diventare ad esempio il battistrada sul percorso verso l’associazione dei comuni, fornire servizi agli enti territoriali come i municipi ad esempio nella progettazione complessa: insieme ai dirigenti, ai sindacati e ai lavoratori dovremo individuare le strade per trovare una soluzione alla crisi economica. Il Governo ci ha ridato le Province, ma senza patrimoni e finanze…»
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